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Cashlogy
Sei già andato a fare acquisti nei negozi della tua città?
Non dimenticare che siamo in FASE 2 e che sono necessarie misure di sicurezza e comportamenti responsabili.


La fase 2 in Italia è entrata nel vivo, con la riapertura della quasi totalità delle attività commerciali e dei servizi.


Ora più che mai, per favorire il ritorno progressivo alla normalità, è essenziale il rispetto delle misure di sicurezza per garantire la tutela della salute e proseguire nel contenimento della diffusione del virus.

Tra le disposizioni di sicurezza e igiene previste per la riapertura, la cassa automatica è un valido alleato per garantire l’igiene degli ambienti di lavoro e favorire la giusta distanza tra le persone.

I pagamenti in contanti sono sicuri e, nonostante la crescita dei sistemi elettronici e contactless, restano la modalità di pagamento preferita dal maggior numero della popolazione dei Paesi Europei.

Viviamo in una società che valorizza sempre di più la tutela della privacy e si preoccupa della sicurezza dei dati veicolati attraverso la rete.


Fase 2: mantenere la distanza di sicurezza nei pagamenti

La Banca Centrale Europea ha confermato che i pagamenti in denaro contante sono sicuri perché il materiale con cui sono realizzate le banconote in Euro è quello che meno favorisce la trasmissione del virus. 

Però è importante il rispetto della distanza di sicurezza tra le persone. Infatti, si può pagare in denaro contante, ma non possiamo permettere che le persone facciano la fila alla cassa senza alcun controllo.

Per ripartire in sicurezza, non è solo necessaria la disinfezione degli ambienti e delle superfici o l’utilizzo delle mascherine, ma anche il rispetto delle regole di capienza degli ambienti e di distanza minima tra le persone.

La cassa automatica può essere posizionata all’interno del punto vendita in modo da consentire ai clienti di pagare in totale autonomia e ricevere il resto in modalità automatica. Inoltre permette di mantenere la necessaria distanza dal personale di vendita e dagli altri clienti.
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Togliete tutto agli italiani ma non il contante. Il nostro Paese è il terzultimo in Europa per l’utilizzo di forme di pagamento alternative alle banconote. L’86% dei pagamenti avviene ancora con denaro fisico contro una media del 74% dell’Eurozona e il 45% dei Paesi Bassi. Secondo lo studio di The European House – Ambrosetti, come riportato nelle tabelle della cover story, il contante in circolazione in Italia continua ad aumentare sfiorando i 200 miliardi (+3,8% sul 2016), raggiungendo un valore pari all’11,6% del Pil, contro una media di 10,5% dell’Eurozona. L’Italia resta nel gruppo delle 35 peggiori economie per intensità di cash (se il peggiore è l’Iraq con il 29,9% di Cashless intensity index, l’Italia è all’11,3% e si trova sui livelli di Guatemala, Repubblica Ceca e Qatar). Monete e banconote hanno, tra l’altro, secondo The European House – Ambrosetti, costi diretti rilevanti, per circa 10 miliardi l’anno, pari allo 0,5% del Pil. Se infatti l’Italia, riducendo il cash, si allineasse alla media Ue, genererebbe un impatto positivo sull’incidenza dei costi complessivi legati alla gestione del contante sul Pil, permettendo di liberare fino a un miliardo e mezzo l’anno. Ma qualcosa in Italia sta cambiando, grazie alla tecnologia. Nel nostro Paese tra il 2012 al 2016 si è avuta una crescita del 48,6% dei pagamenti tramite smartphone. Secondo l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2017 in Italia i pagamenti digitali con carta sono aumentati di oltre il 10%, raggiungendo i 220 miliardi di euro. I Mobile Proximity Payment, ossia i pagamenti effettuati presso i punti vendita attraverso smartphone, hanno avuto una vera e propria impennata. Nel 2017 si sono registrati oltre 70 milioni di transato, in netta crescita rispetto ai 10 milioni del 2016: di questi oltre il 50% sono stati effettuati da Satispay ma la sfida sembra agguerrita. Sul mercato infatti ora irrompono, con modelli di business diversi, i colossi del web. ApplePay, già presente da un anno, sta ora rafforzando la sua offerta commerciale e da qualche giorno è disponibile anche il servizio SamsungPay. Si stima che nel 2020 il transato con smartphone potrebbe valere dai 3,2 ai 6,5 miliardi di euro. Non solo: Capgemini prevede che i volumi dei pagamenti digitali saliranno del 10,9% entro il 2020, raggiungendo 726 miliardi di transazioni a livello mondiale e l’Italia è vista in netta rimonta. «Se immaginassimo un mondo in cui i pagamenti in contanti fossero completamente azzerati a favore di un modello di Cashless Payments, – dice Filippo Mastropietro, partner EY – avremmo sicuramente molti benefici in termini di abbattimento del nero, riduzione dell’evasione fiscale, contenimento dei costi operativi di produzione e gestione della carta da parte degli enti emittenti, incremento della sicurezza e riduzione delle rapine. Tali benefici sarebbero ulteriormente ampliati in un’ottica di medio-lungo periodo e riflessi in un incremento di Pil». Ma la fine del contante non sembra essere una strada in discesa. Il caso Svezia insegna. Nel primo Paese “cashless” al mondo, in cui è quasi impossibile fare acquisti e muoversi senza avere una carta di credito o un bancomat, dove persino in chiesa, per raccogliere le offerte, i fedeli usano le app, ora si teme che la lotta al contante possa avere un impatto negativo sulle fasce più deboli e meno evolute tecnologicamente. In Europa diversi Paesi, come la Germania, guardano con sospetto alla fine del cash e non è un caso che l’80% delle transazioni tedesche avvenga ancora in moneta sonante. «La precondizione per favorire la transizione cashless – dice Lorenzo Tavazzi, direttore area scenari, The European House Ambrosetti – è definire una visione e una strategia nazionale con obiettivi chiari di medio-lungo periodo». Questo porta a riflettere sul fatto che anche nella gestione e nell’uso del contante serva educazione finanziaria e adeguata informazione, soprattutto tra le fasce sociali più deboli. Intanto però le lunghe code al casello cash delle autostrade italiane si stanno lentamente decongestionando.

Fonte: il sole 24ore
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All’Europa piace il contante, cash l’80% dei pagamenti

Agli europei piace il contante. A italiani e tedeschi ancora di più. Un’indagine condotta dalla Banca centrale europea fra 65mila cittadini dell’Eurozona rivela il ritardo dei consumatori dell’area della moneta unica nell’adottare mezzi di pagamento diversi dal contante, rispetto ad altre economie avanzate. Circa il 79% dei pagamenti al dettaglio nell’area euro sono stati realizzati lo scorso anno usando il contante e solo il 19% usando carte.

La percentuale scende al 54% in termini di valore delle operazioni. In Spagna il cash si usa per l’87% dei pagamenti, in Italia per l’86%, ma in Germania per l’80 percento. Olandesi, finlandesi ed estoni sono i cittadini dell’area euro che utilizzano meno contante, solo per la metà circa dei propri pagamenti.

n media, nell’Eurozona, le persone tengono in tasca 65 euro, in Italia 69, in Germania 103. Ma agli europei piace anche tenere contanti in casa: un quarto degli interpellati ha disponibilità liquide nella propria abitazione come riserva precauzionale. E un quinto ha utilizzato nell’ultimo anno una banconota da 200 o da 500 euro.

LA RESILIENZA DEL CONTANTE

Quando la Bce ha annunciato di voler smettere di produrre queste ultime, anche per il timore che vengano utilizzate soprattutto dalla criminalità organizzata, ci sono state vivaci proteste, soprattutto in Germania, dove i cittadini sono molto conservatori nel loro rapporto con il denaro e amano detenere somme consistenti in contanti. La decisione della Bce è stata vista come una limitazione della libertà personale e un primo passo verso l’abolizione del contante, che alcuni economisti, come Kenneth Rogoff, sostengono.

IL CASHLESS PIACE AL NORD EUROPA

Il predominio del contante potrebbe essere intaccato, secondo la Bce, se prendessero piede i pagamenti “contactless”, in cui, con l’uso di carte o degli smartphone presso un terminale attrezzato, i consumatori potrebbero effettuare i loro pagamenti in via elettronica, e senza la necessità di digitare un Pin. Per ora, tuttavia, solo l’1% delle transazioni viene regolata in questo modo.

 

Fonte http://www.ilsole24ore.com
 
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